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Mese: Febbraio 2025

I segreti della deliverability nel 2025

I segreti della deliverability nel 2025

Inviare email a freddo è ancora uno dei metodi più efficaci per contattare lead nel B2B, ma se non segui le giuste pratiche rischi che il tuo messaggio finisca direttamente nello spam. Il successo di una campagna di cold email non dipende solo dal contenuto del messaggio, ma anche da una serie di fattori tecnici e strategici. In questo articolo, ispirato alla ricerca di Reply.io “2024 Cold Email Deliverability”, vedremo le migliori pratiche per massimizzare la deliverability e ottenere risposte rilevanti dai tuoi prospect. Indice: Warm-up del dominio e della casella SPF, DKIM e DMARC Volume di invio e frequenza Contenuto e struttura del messaggio Qualità dei contatti e bounce rate Conclusioni Warm-up del dominio e della casella Per cominciare, è essenziale dedicare un minimo di tempo a “invecchiare” il proprio dominio, soprattutto se registrato da poco, e a scaldare le caselle di posta. Nei primi 14-30 giorni dalla creazione di un dominio, conviene evitare invii massicci. Statisticamente, chi invia più di 200 email al giorno già nella prima settimana rischia abbassare notevolmente le probabilità di arrivare in inbox, portando a tassi di apertura inferiori al 20%. Se invece mantieni un ritmo graduale, per esempio 10-20 email al giorno nella seconda settimana e 50-70 al giorno intorno alla terza, puoi ottenere open rate stabili attorno al 30–40%. Per Gmail e Outlook, è consigliabile scrivere manualmente una ventina di email a colleghi o contatti fidati nelle prime due settimane, raccogliendo risposte reali che migliorano la reputazione presso il provider. È “giusto e qualificato” il traffico di aziende a cui stai per mandare le tue cold email? Scopri cos’è e come ottenerlo! SPF, DKIM e DMARC I record SPF, DKIM e DMARC servono a certificare l’origine delle tue email. In base ai dati analizzati su migliaia di email, l’assenza di un setup completo di autenticazione può ridurre i tassi di apertura del 15-20% e aumentare il rischio di essere segnalati come spam. Se configurati correttamente, migliorano la fiducia di Google, Microsoft e altri provider. Importante inserire foto e numero di telefono nella casella (soprattutto in Google Workspace), poiché aumenta la percentuale di deliverability di qualche punto percentuale. Volume di invio e frequenza Secondo analisi interne su migliaia di messaggi, inviare quotidianamente fra 20 e 100 email per casella garantisce buoni open rate (35-50%) e abbassa la probabilità di superare lo 0,3% di spam report tollerato da Google. Superare 150-200 email al giorno può ancora funzionare, ma solo se il dominio è “invecchiato” (meglio se oltre 3 mesi dalla creazione) e la lista è pulita. Inoltre, intervallare le email di 180-300 secondi l’una dall’altra aiuta a sembrare più “umani”: con un ritardo medio di 3 minuti, in 8 ore di lavoro mandi 160 email totali, restando entro soglie sicure. Nell’impostare le sequenze, distanziare di 4-6 giorni il secondo invio ai contatti che non rispondono e attendere 10-14 giorni prima della terza comunicazione. Sequenze troppo aggressive (es. 5 email in 5 giorni) alzano il rischio di segnalazioni negative. Contenuto e struttura del messaggio Un singolo termine considerato spam (come “sconto” o “offerta imperdibile”) può portare a un calo di apertura dal 70% al 30% in pochi giorni. Conviene preferire formule neutre, testo semplice e, se vuoi tracciamenti, usare un link brandizzato associato al tuo dominio. Le email puramente in plain text (senza immagini o tracciamenti invasivi) possono aumentare i tassi di risposta fino al 100% rispetto a quelle con tracking su ogni clic e apertura. Anche la personalizzazione massiccia (variando frasi e parole chiave) riduce la ripetitività del template e rende più difficile ai filtri antispam catalogare il tuo invio come “bulk”. A proposito di personalizzazione nel B2B, sapevi che oggi con AI e automazioni è più semplice farlo? Leggi il nostro articolo! Qualità dei contatti e bounce rate Un elenco di contatti obsoleto innalza il bounce rate oltre il 5%, soglia critica oltre la quale i provider considerano il mittente poco affidabile. Prima di spedire, verificare le email (validazione) può abbassare il tasso di rimbalzo al 2-3%. Gli indirizzi generici (info@, sales@) e soprattutto gli indirizzi personali (@gmail.com, @hotmail.com) spesso portano a segnalazioni di spam o a email ignorate. Se la tua campagna supera il 5% di bounce rate, è necessario ripulire la lista, rimuovendo gli invalidi e i catch-all troppo rischiosi. Leggi come passare dalla cold mail alla vendita secondo Valuelead, leggi l’articolo!  Conclusioni Seguendo questi accorgimenti, puoi stabilizzare le tue campagne di cold email B2B intorno a open rate del 30-40% e reply rate oltre il 3-5%, senza incorrere in blocchi o segnalazioni sistematiche. I passi chiave consistono nel dedicare almeno 2-4 settimane al warm-up del dominio e della casella, nell’autenticare correttamente SPF/DKIM/DMARC, nel mantenere un volume di invio progressivo entro 100 email al giorno e nel curare con attenzione la qualità del testo. Così facendo, ti assicurerai una strategia sostenibile nel tempo, senza picchi di spam e con un flusso continuo di lead interessati. Se siete un’azienda B2B alla ricerca di un partner che vi aiuti a concentrarvi su strategie di marketing digitale efficaci, vi invitiamo a contattare il team di Valuelead per saperne di più.

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Personalizzazione nel B2B: automazione e AI per parlare davvero con ogni cliente

Personalizzazione nel B2B: automazione e AI per parlare davvero con ogni cliente

Immagina di ricevere due email dalla stessa azienda: la prima è generica, come se fosse stata inviata a una lista infinita di contatti; la seconda, invece, si rivolge a te con il tuo nome, fa riferimento alla tua attività, alle pagine che hai visitato o alle tue interazioni. Quale delle due ti convincerà maggiormente a proseguire la lettura? La risposta è scontata. La personalizzazione è ormai uno strumento fondamentale, soprattutto in ambito B2B, dove i processi decisionali sono più complessi e gli interlocutori ricercano relazioni autentiche con i fornitori. Grazie ai progressi nelle tecnologie di automazione e nell’intelligenza artificiale (AI), oggi è molto più semplice creare messaggi tarati sulle esigenze specifiche di ciascun cliente. Indice: Perché la personalizzazione è cruciale nel B2B L’impatto dell’automazione e dell’AI Esempi pratici di personalizzazione B2B Conclusioni Perché la personalizzazione è cruciale nel B2B La personalizzazione non è solo una questione di “ciao, [Nome]” nell’oggetto di una mail. Nel contesto B2B, i processi di acquisto coinvolgono più decisori, con ruoli e priorità differenti. Riuscire a indirizzare il messaggio giusto, alla persona giusta, nel momento giusto, può fare la differenza tra concludere un affare o essere ignorati. Infatti, una comunicazione su misura aumenta l’engagement e consolida la credibilità, dando all’interlocutore proprio le informazioni che cerca senza percepire la classica “pubblicità generica” che spesso fa perdere tempo. Nell’era dell’hyper-personalization, l’analisi dei dati (storico degli acquisti, comportamenti online, preferenze dichiarate o rilevate) diventa la base per creare contenuti dinamici e automatici, capaci di aggiornarsi in tempo reale. È un approccio “context-aware”, che tiene conto di dove si trova l’utente, di quale dispositivo utilizza e di quale sia lo step del processo d’acquisto. Grazie all’AI e all’automazione, si può passare da una “personalizzazione di massa” a una vera e propria comunicazione uno-a-uno, mettendo il cliente al centro. L’impatto dell’automazione e dell’AI Gli strumenti commerciali con automazione marketing e intelligenza artificiale semplificano la segmentazione approfondita del pubblico e consentono di creare workflow di nurturing personalizzati, che possono includere email, sms, notifiche push, contenuti social e retargeting dinamico. Un sistema di AI avanzato è in grado di analizzare e prevedere i comportamenti dei singoli interlocutori, così da offrire a ciascuno il contenuto più adatto al momento giusto.  Ecco un esempio di testo generico vs. testo personalizzato. Testo generico Oggetto Email: Nuove opportunità per la tua aziendaCorpo Email:Salve,siamo lieti di informarvi che i nostri nuovi servizi potrebbero aiutare il vostro business a crescere. Se volete saperne di più, contattateci. Cordiali saluti,Azienda X Testo personalizzato Oggetto Email: [Nome], potenzia la tua strategia di marketing nel settore [SettoreCliente]Corpo Email:Ciao [Nome],ho visto che la tua azienda è in rapida espansione nel settore [SettoreCliente] e che recentemente avete lanciato un nuovo prodotto nel campo [CampoProdotto]. Congratulazioni! In base alle ultime interazioni sul nostro sito, sembrano interessarti soluzioni di marketing automation su misura. Abbiamo alcune best practice e un’offerta speciale pensata proprio per realtà come la tua. Ti andrebbe di discuterne in una breve call di 15 minuti la prossima settimana? A presto,[Tuo Nome]Azienda X – Business Development Manager La differenza è evidente. Il primo messaggio è asettico e generico. Il secondo, invece, è un vero esempio di comunicazione one-to-one: parte dai dati del destinatario e mira a coinvolgerlo, proponendo un’azione concreta. Scopri perchè avere un approccio audience-centred sui contenuti aiuta nel nostro articolo! Esempi pratici di personalizzazione B2B Retargeting personalizzato sui social e nei motori di ricerca: alcuni tool basati su AI (come www.retargeted.ai) permettono di collegare le interazioni sul tuo sito o con le tue email a piattaforme di advertising come LinkedIn o Google. Se, ad esempio, un potenziale cliente ha visionato la tua pagina dedicata alle “Soluzioni per l’Industria 4.0”, puoi mostrargli un annuncio specifico su LinkedIn che ne sottolinea i benefici tecnici, mentre a chi ha scaricato un eBook incentrato sui vantaggi economici proporrai un annuncio diverso, focalizzato sull’ottimizzazione dei costi. Questo meccanismo di retargeting dinamico, potenziato dall’AI, incrementa la rilevanza del messaggio e di conseguenza aumenta la probabilità di conversione. Segmentazione predittiva e lead scoring avanzato: l’AI può analizzare comportamenti e dati storici degli utenti, come visite a determinate pagine del tuo sito, apertura di email, partecipazione a webinar e download di white paper. Incrociando queste informazioni con modelli predittivi, la piattaforma di marketing automation genera punteggi di lead scoring più accurati, suggerendo in tempo reale chi è davvero “caldo” e pronto ad approfondire o acquistare. In questo modo, puoi creare segmenti molto specifici (ad esempio, chi ha interagito con un contenuto “tecnico” contro chi ha dimostrato maggiore interesse ai vantaggi di business) e proporre messaggi altamente personalizzati. Email di follow-up con contenuti dinamici: spesso il ciclo di vendita B2B si allunga per settimane o addirittura mesi, e il follow-up è essenziale per mantenere vivo l’interesse. L’AI consente di generare email di follow-up che cambiano automaticamente i contenuti a seconda delle azioni compiute dal destinatario. Se qualcuno ha partecipato a un webinar sul tema “Automazione industriale” e poi ha visitato la pagina dei prezzi, il follow-up può includere un elenco di best practice sull’implementazione della tua soluzione. Se invece l’utente non ha aperto l’email precedente, potrebbe ricevere un reminder con un oggetto più intrigante e un breve video di approfondimento. Scopri altri tool AI che trovi gratuitamente online, li abbiamo segnati tutti nel nostro articolo su Newsletter e AI!  Conclusioni La personalizzazione, in realtà, è un concetto ormai superato da quello di hyper-personalization, resa possibile da tecnologie di automazione e intelligenza artificiale sempre più accessibili. Questo approccio permette alle aziende B2B di emergere in un mare di comunicazioni generiche e poco mirate. Per compiere i primi passi in questa direzione, è fondamentale verificare di disporre di dati affidabili sui propri clienti, scegliere collaboratori che utilizzano piattaforme di marketing automation e AI adatta alle proprie esigenze, così da mantenere coerenza tra la comunicazione marketing e le interazioni commerciali. Iniziare a sperimentare con piccoli test e valutare i risultati consente di migliorare progressivamente la strategia. Molti si chiedono quali siano i principali ostacoli all’implementazione della personalizzazione e se abbiano già segmentato i propri

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