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Category: Marketing

Dal webinar alla pipeline: strategie per trasformare ogni iscritto in un’opportunità di vendita

Dal webinar alla pipeline: strategie per trasformare ogni iscritto in un’opportunità di vendita

Organizzare un webinar è diventato uno dei metodi più efficaci per generare lead nel B2B. Tuttavia, se da un lato i numeri di partecipazione possono essere soddisfacenti, dall’altro troppo spesso questi eventi si chiudono senza un vero impatto sulla pipeline.  Questo accade perché la vera partita si gioca nel post-evento: qui si decidono le sorti delle opportunità commerciali. In questo articolo ti mostriamo come segmentare, nutrire e convertire gli iscritti di un webinar in contatti qualificati, pronti a parlare con il team sales. Indice: Segmenta subito gli iscritti Il cIl primo errore da evitare è trattare tutti gli iscritti allo stesso modo. Non tutti hanno partecipato, non tutti hanno mostrato interesse attivo, e alcuni potrebbero non essere nemmeno in target. Subito dopo l’evento, analizza: Usa questi comportamenti per segmentare la lista nel tuo CRM, assegnando tag come “partecipante attivo”, “no show”, “interessato a [tema X]”. Questa classificazione sarà la base per comunicazioni mirate. Email post-evento: contenuti personalizzati per ogni segmento La prima email post-evento deve arrivare entro 24 ore per non perdere il momento in cui l’attenzione è ancora alta e il messaggio ha quindi più probabilità di essere aperto. Un follow-up tempestivo dimostra reattività e rafforza la percezione positiva del brand, e deve parlare direttamente al segmento di riferimento. Interessati a un argomento specifico: se qualcuno ha chiesto info o cliccato su link tematici, rispondi con contenuti coerenti e invitalo ad approfondire in una conversazione dedicata. Partecipanti attivi: ringraziali per la partecipazione e proponi subito una call, magari con una sintesi personalizzata dei punti discussi. Iscritti non partecipanti: invia la registrazione, ma anche un messaggio chiaro del tipo “Non sei riuscito a partecipare? Ti aiutiamo a recuperare il valore perso”. Costruire un flusso di lead nurturing efficace Una singola email non basta: è solo il primo passo. Per guidare davvero il lead lungo il percorso verso l’acquisto, serve costruire un flusso di nurturing ben pensato, che offra contenuti progressivi e coerenti con gli interessi mostrati. Questo percorso serve a consolidare la percezione del valore della tua proposta e a stimolare ulteriori interazioni significative con il brand. Una sequenza efficace può includere: Queste email dovrebbero essere redatte con uno stile sintetico e facilmente leggibile, per facilitare una lettura rapida anche da smartphone. Devono trasmettere valore reale attraverso contenuti utili e pertinenti, evitando approcci autoreferenziali. Inoltre, è essenziale che siano ottimizzate per la visualizzazione su dispositivi mobili, garantendo un’esperienza utente fluida e professionale. Sales call post-evento: quando e come attivarsi La chiamata commerciale arriva solo dopo che il lead ha mostrato segnali di interesse. Chiamare tutti indiscriminatamente è una perdita di tempo e danneggia la brand reputation. Monitora: Quando contatti, punta su un approccio consulenziale: “Ho visto che hai partecipato al nostro webinar e approfondito il tema [X]. Ti andrebbe di esplorare come potremmo applicarlo al tuo contesto specifico?” Evita lo script rigido. Crea valore, ascolta, e guida verso il prossimo step utile (call, demo, offerta su misura). Conclusioni Un webinar ben realizzato è solo il punto di partenza. Il vero impatto si misura nella capacità di attivare un piano strutturato post-evento, dove ogni lead viene seguito, nutrito e trasformato in opportunità reale. Segmentare con precisione, inviare contenuti personalizzati, pianificare azioni di nurturing efficaci e sapere quando coinvolgere il team sales: queste sono le leve che determinano il successo. Non lasciare che l’energia di un evento svanisca: valorizzala con una strategia che guarda oltre la diretta e costruisce relazioni durature e proficue. Se vuoi mettere in pratica queste strategie con il supporto di un team specializzato in performance marketing B2B, contatta Valuelead: ti aiuteremo a trasformare ogni tuo evento in una vera leva di crescita commerciale.

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Contacting B2B: la strategia per valorizzare i lead

Contacting B2B: la strategia per valorizzare i lead

La gestione dei lead richiede molto più della semplice acquisizione di nominativi: ciò che conta è guidare ogni contatto lungo un percorso di maturazione che lo trasformi in un’opportunità concreta per il team commerciale. In questo scenario si inserisce il contacting, un processo strutturato di metodologie e strumenti pensato per mantenere viva la relazione con i prospect e condurli fino alla vendita finale del prodotto o servizio.  Indice: Cos’è il contacting?  Il contacting è l’insieme di azioni e strategie finalizzate a stabilire, mantenere e sviluppare una relazione con i lead attraverso diversi canali digitali e fisici. Include sia le attività di outreach, ovvero il primo contatto mirato a suscitare interesse, sia le fasi successive di interazione come:  Prioritizzazione: consegna al team commerciale solo dei lead realmente qualificati, cioè interessati, con budget disponibile e pronti a un incontro. Dal database alla maturità commerciale  Recentemente una società italiana attiva nei servizi ICT e nella consulenza tecnologica, con un posizionamento che unisce competenze di system integration, sviluppo software e innovazione digitale ci ha chiesto supporto per un progetto strategico. L’azienda collabora con imprese di diversi settori, dall’industria manifatturiera al finance fino alle telecomunicazioni, progettando soluzioni che integrano tecnologie avanzate, creatività e processi di business.  In collaborazione con Bewe e Valuelead, si è trovata di fronte a una sfida tipica del B2B: gestire un database di circa 600 lead qualificati, raccolti durante eventi dedicati a una piattaforma di osservabilità e monitoraggio delle prestazioni digitali. Questi lead, pur promettenti, non erano ancora stati trasformati in reali opportunità di business.  La soluzione è stata l’avvio di un percorso di contacting strutturato, affiancato da una content strategy mirata, capace di riattivare i contatti inattivi e accompagnarli gradualmente verso l’interazione commerciale.  Content strategy e discontinuità come leve di ingaggio  La content strategy è il cuore del contacting, perché permette di bilanciare continuità e discontinuità:  Data enrichment: la conoscenza come leva competitiva  Il data enrichment consiste nell’arricchire le informazioni già presenti sui lead con dati provenienti da fonti esterne. Nel progetto, grazie all’integrazione con BuiltWith, è stato possibile analizzare oltre 24 categorie di tecnologie utilizzate dai siti dei prospect.  Questo ha permesso di:  Conclusioni Il contacting, applicato in questo modo, si configura come un vero ponte tra marketing e vendite: da un lato il marketing lavora su segmentazione, contenuti e automazione; dall’altro, le vendite ricevono lead pronti al contatto umano, arricchiti da insight sui bisogni e sul livello di interesse.  L’esperienza mostra come un approccio data-driven, integrato a una strategia di comunicazione mirata, possa trasformare un semplice database in una pipeline di valore, capace di rafforzare le relazioni commerciali e accelerare la crescita del business.  Vuoi scoprire come Valuelead e Bewe possono supportare la tua azienda nello sviluppo di una strategia di contacting su misura? Prenota una call con il nostro team per definire insieme il percorso più efficace. 

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Account-Based Marketing (ABM): come costruire campagne su misura per clienti B2B

Account-Based Marketing (ABM): come costruire campagne su misura per clienti B2B

Nel panorama del marketing B2B, sempre più aziende stanno abbandonando strategie generaliste per abbracciare un approccio iper-mirato: l’Account-Based Marketing (ABM). Ma cos’è davvero l’ABM e perché è diventato una delle leve più efficaci per ingaggiare prospect ad alto potenziale? Indice: Cos’è l’Account-Based Marketing L’ABM è una strategia che prevede la personalizzazione delle attività di marketing e vendita per un numero ristretto e selezionato di account (aziende target). L’obiettivo è costruire un’esperienza su misura per ogni account, con contenuti, messaggi e touchpoint pensati specificamente per le esigenze, il settore e le sfide di quell’organizzazione. A differenza del marketing tradizionale, che mira a generare un alto volume di lead, l’ABM punta sulla qualità e sulla rilevanza, spesso in stretta sinergia con il team commerciale. Perché scegliere l’ABM nel B2B Come costruire una campagna ABM efficace 1. Identifica gli account targetScegli gli account più in linea con il tuo cliente ideale (ICP). Usa il CRM, strumenti di lead tracking (come la piattaforma proprietaria YourWoo di Valuelead) e piattaforme di data enrichment per selezionare quelli con maggiore potenziale. 2. Crea profili dettagliati degli accountAnalizza struttura aziendale, bisogni, attori chiave, contenuti e comportamenti digitali. Questo ti permetterà di costruire messaggi davvero rilevanti e mirati. 3. Personalizza contenuti e canaliOgni account dovrebbe ricevere contenuti su misura: eBook, whitepaper, email, video, messaggi LinkedIn, demo. Il tono e i touchpoint vanno adattati alle preferenze dei singoli utenti. 4. Attiva la campagna multicanaleIntegra advertising (come LinkedIn ABM ads), email personalizzate, eventi su invito, remarketing, contenuti riservati (o gated). Ogni canale deve lavorare per stimolare awareness, considerazione e conversione. 5. Coinvolgi il team salesI commerciali devono avere visibilità sul comportamento digitale degli account e agire in modo coordinato. Chatbot, sequenze automatiche e tool di sales engagement (come HubSpot, Salesloft o Outreach) possono fare la differenza. 6. Misura e ottimizzaNon basta monitorare le vanity metrics, cioè dati che appaiono positivi ma non misurano il reale impatto sul business (come like, follower o visualizzazioni). Misura l’engagement, il  tempo medio alla prima call, i progressi nel funnel e il tasso di conversione. In seguito, ottimizza i contenuti e i messaggi sulla base dei dati raccolti. Conclusioni L’ABM non è una moda, ma una strategia strutturata che richiede metodo, tecnologia e collaborazione tra team. Quando implementata correttamente, consente di ottenere risultati superiori rispetto al marketing tradizionale, soprattutto nel B2B. Il Team di Valuelead, insieme alla Digital Agency Bewe, potrà aiutarti a identificare i tuoi prospect chiave, costruire campagne marketing personalizzate e integrare la tua strategia di comunicazione. Prenota una call con il nostro team per scoprire come possiamo costruire insieme un approccio ABM su misura per la tua azienda.

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L’evoluzione del CRM: tendenze 2025 tra IA, integrazione e customer success

L’evoluzione del CRM: tendenze 2025 tra IA, integrazione e customer success

Il CRM (Customer Relationship Management) ha superato il ruolo di semplice database di contatti, diventando un elemento centrale nelle strategie aziendali. Le tendenze emergenti evidenziano un’evoluzione significativa, guidata da intelligenza artificiale, integrazione avanzata e un focus crescente sul successo del cliente. In questo articolo, analizziamo i cambiamenti più rilevanti osservati nella prima metà del 2025. Indice: CRM intelligenti: l’ascesa dell’IA operativa Integrazione totale: il CRM come hub operativo Focus sul customer success: dal post-vendita alla retention CRM e dati: verso una personalizzazione dinamica Conclusione CRM intelligenti: l’ascesa dell’IA operativa L’intelligenza artificiale integrata nei CRM sta trasformando il modo in cui i team marketing e sales lavorano. Non si tratta più solo di automatizzare attività ripetitive, ma di potenziare concretamente ogni fase del customer journey: Scoring predittivo avanzato: i CRM analizzano il comportamento storico e attuale dei lead per anticipare le probabilità di conversione; Automazioni contestuali: i sistemi suggeriscono o attivano azioni specifiche in base a eventi, abitudini e priorità dei clienti; Contenuti generati automaticamente:  grazie all’IA generativa, è possibile creare e-mail personalizzate, messaggi di follow-up e perfino script per le chiamate. Un articolo di Forbes sottolinea che l’adozione di CRM avanzati con funzionalità di intelligenza artificiale ha portato a un miglioramento del 20% nella produttività dei team di vendita Integrazione totale: il CRM come hub operativo Il CRM si sta configurando sempre più come il cuore di un ecosistema interconnesso. Le aziende B2B avanzate lo usano come piattaforma di orchestrazione, dove confluiscono dati, segnali e attivazioni provenienti da molteplici touchpoint: Connessioni API estese:  l’integrazione con strumenti di marketing automation, BI e piattaforme di advertising è ormai imprescindibile; Centralizzazione del dato cliente:  dalla prima visita al sito fino alla fase di renewal (o rinnovo), tutto il percorso del cliente viene monitorato e gestito dal CRM; Automazioni inter-funzionali: trigger basati su eventi CRM possono attivare flussi di onboarding, campagne ADV personalizzate o task operativi per il customer service. Focus sul customer success: dal post-vendita alla retention Una delle evoluzioni più rilevanti è il passaggio da un CRM focalizzato sul pre-sale a un modello customer-centric orientato al lungo periodo. I moduli di customer success integrati nei CRM offrono funzionalità avanzate per: Identificare segnali di rischio (churn): cali di utilizzo, richieste al supporto, feedback negativi vengono incrociati per allertare il team; Monitorare KPI di successo del cliente: come il tempo di adozione, la soddisfazione (CSAT), e la probabilità di rinnovo; Automatizzare azioni di retention: task proattivi per account manager, contenuti educativi, campagne di re-engagement. Un altro dato chiave segnala che circa il 47% delle aziende B2B con tassi di churn (cioè la percentuale di clienti che abbandonano un servizio in un determinato periodo di tempo) inferiori al 5% ha riscontrato un aumento di tassi di fidelizzazione dei clienti dopo l’adozione di CRM integrati con funzioni di customer success nel 2025. CRM e dati: verso una personalizzazione dinamica Un ulteriore trend emergente riguarda la capacità dei CRM di supportare una personalizzazione sempre più granulare e in tempo reale. Grazie a tecnologie di IA e dati comportamentali, le aziende possono: Adattare contenuti e offerte in base al comportamento live dell’utente; Gestire buyer journey differenziati su larga scala; Creare segmentazioni dinamiche e cluster predittivi che evolvono costantemente. L’obiettivo è trasformare ogni interazione, anche automatica, in un’esperienza contestuale e rilevante per il singolo utente. Conclusione Nel 2025, il CRM è diventato un sistema evoluto di gestione delle relazioni, considerato come il sistema nervoso centrale delle strategie marketing e sales B2B. L’integrazione dell’intelligenza artificiale, la capacità di dialogare con l’intero ecosistema digitale e l’attenzione crescente alla fase post-vendita lo rendono uno strumento strategico per creare valore nel lungo periodo. Le aziende che sapranno cogliere queste evoluzioni non solo miglioreranno efficienza e redditività, ma riusciranno a costruire relazioni più solide, personalizzate e orientate al successo reciproco. Parla con il team di Valuelead per scoprire come integrare strategie data-driven, AI e customer success nella tua infrastruttura CRM.

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Data Hygiene: una priorità strategica per il B2B

Data Hygiene: una priorità strategica per il B2B

Nel 2025 ottenere risultati concreti nelle vendite B2B non significa soltanto scegliere con cura i canali o scrivere copy efficaci. Questi elementi restano importanti, ma non bastano più a garantire performance solide e coerenti nel tempo, soprattutto in contesti complessi e altamente competitivi. Indice: Introduzione Cosa significa davvero lavorare con dati di qualità? L’impatto diretto sul processo commerciale B2B Una questione strategica e non solo operativa Best practices per una data hygiene efficace Conclusione Introduzione Tutto ciò che riguarda personalizzazione, segmentazione e automazione – oggi leve imprescindibili in ogni strategia commerciale – si basa su due aspetti determinanti, ma frequentemente trascurati: la qualità e l’affidabilità dei dati. Quando le informazioni sono incomplete, obsolete o disallineate, anche la strategia più articolata rischia di perdere efficacia. Per questo la data hygiene non andrebbe vista come un’attività operativa da svolgere saltuariamente, ma come una componente strategica dell’intero approccio commerciale. Investire nella qualità dei dati significa costruire segmentazioni più accurate, parlare a ciascun interlocutore con messaggi mirati e sfruttare al meglio il CRM. Cosa significa davvero lavorare con dati di qualità? Occuparsi di data hygiene non significa semplicemente eliminare duplicati o correggere indirizzi e-mail errati. È un’attività continua e strutturata, che comprende manutenzione, normalizzazione, arricchimento e verifica costante della coerenza delle informazioni. L’obiettivo non è solo “ripulire”, ma garantire che ogni dato presente nel database sia affidabile, aggiornato, completo e realmente utilizzabile. Tradotto in operatività, significa poter contare su informazioni chiare e precise: sapere chi è quella persona all’interno dell’azienda target, quale ruolo ricopre, a quale segmento appartiene, quali contenuti ha già consultato e se ha avuto interazioni precedenti con altri touch point commerciali. Senza una base solida ogni tentativo di personalizzazione è un’incognita, e ogni automazione rischia di non generare valore. L’impatto diretto sul processo commerciale B2B Quando un commerciale invia un’e-mail al contatto sbagliato, quando una sequenza automatizzata si attiva su un lead già convertito, o quando una campagna LinkedIn viene indirizzata a un interlocutore che non è rilevante nel processo d’acquisto, spesso il problema non è nello strumento, ma nella gestione disorganizzata dei dati. La qualità e la manutenzione delle informazioni nel CRM sono collegate a metriche fondamentali come: Tasso di apertura (Open Rate) e risposta delle e-mail (Reply Rate); Engagement delle campagne, ovvero quanto e come i destinatari interagiscono con i contenuti; Qualità delle opportunities generate; Velocità del funnel, che indica quanto tempo impiega in media un contatto per diventare cliente effettivo; Conversioni finali, cioè la percentuale di lead che completano il percorso d’acquisto. In questo scenario quindi la pulizia dei dati è un’attività ad alto impatto, in grado di migliorare la precisione delle azioni commerciali e l’efficienza dell’intero processo di vendita. Una questione strategica e non solo operativa La data hygiene viene spesso percepita come un’attività tecnica, relegata al back-office o a interventi sporadici sul CRM. In realtà, è un fattore strategico a tutti gli effetti, con un impatto diretto sulla qualità delle decisioni e sull’efficacia dell’intera macchina commerciale. Per un’azienda come Valuelead la data hygiene è parte centrale del metodo che si declina in attività di: Tracking e behavioral intent: grazie allo strumento proprietario YourWOO vengono mappate le interazioni dei visitatori, arricchendo in tempo reale i dati aziendali (con dettagli sul settore, i comportamenti e il livello di interesse); Data enrichment: con HubSpot è possibile aggiornare i contatti con ruoli, e-mail dirette e informazioni aziendali strategiche; Segmentazione mirata: i contatti vengono organizzati in cluster all’interno di HubSpot CRM e attivati con sequenze personalizzate e contenuti specifici, aumentando la probabilità di conversione. Best practices per una data hygiene efficace 1. Audit periodico del database del CRM Pianificare controlli regolari – su base mensile o trimestrale – permette di intercettare duplicati, campi incompleti, dati obsoleti o inattivi. Un’attività costante di monitoraggio rappresenta il primo passo per mantenere un CRM solido, aggiornato e realmente ottimizzato. 2. Deduplicazione automatica Ridurre incoerenze e duplicazioni nei dati è un passo chiave per costruire un database solido e coerente. Soluzioni come HubSpot semplificano la rilevazione e la fusione dei contatti doppi, migliorando l’integrità del database. 3. Validazione e arricchimento dei dati L’aggiornamento continuo delle informazioni strategiche come gli indirizzi e-mail, il ruolo aziendale, il settore di appartenenza e le dimensioni dell’organizzazione, è un presupposto indispensabile per l’efficacia di qualsiasi campagna data-driven. Solo dati accurati e verificati consentono una segmentazione efficace e rendono possibile una comunicazione mirata, capace di generare valore misurabile e ritorni concreti sull’investimento.4. Normalizzazione delle informazioni Assicurare la coerenza dei dati inseriti nel CRM permette una segmentazione più accurata e strategica dei contatti. Termini equivalenti come “HR”, “H.R.” e “Human Resources” dovrebbero essere accorpati in un’unica nomenclatura coerente, evitando frammentazioni nei filtri e nei report. Conclusione Parlare di data hygiene all’interno del proprio CRM non significa affrontare esclusivamente un tema tecnico, ma interrogarsi sul modello organizzativo e sulla cultura relazionale di un’azienda. La qualità dei dati non dipende soltanto dagli strumenti o dai processi adottati, ma riflette il livello di attenzione e cura dedicato a clienti, prospect, partner e collaboratori interni. Investire nella pulizia dei dati non è semplicemente una scelta operativa orientata all’efficienza ma è una dichiarazione di valore. Significa riconoscere che ogni interazione, per essere rilevante, merita di essere costruita su informazioni affidabili e ottimizzate a seconda dell’interlocutore. Se operate nel B2B e state cercando un supporto per costruire strategie di marketing digitale più efficaci, contattateci per scoprire come rendere ogni azione più mirata, rilevante e orientata ai risultati.

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Buyer Persona o Buyer Moment? Il nuovo modo di intercettare i segnali di acquisto nel B2B tech

Buyer Persona o Buyer Moment? Il nuovo modo di intercettare i segnali di acquisto nel B2B tech

Da anni questo blog vi parla di Buyer Persona come bussola per ogni attività di marketing B2B. Ma oggi, soprattutto nel mondo del software e della tecnologia, quella bussola da sola non basta più. A fare la differenza è il Buyer Moment: il momento specifico in cui un potenziale cliente si trova davanti a una necessità concreta, spesso inattesa, che lo porta ad attivare una ricerca. Indice: Introduzione Come riconoscere i momenti chiave, nel rispetto completo del GDPR Contenuti e campagne che parlano al momento giusto Conclusioni Introduzione Pensiamo a una PMI che decide di cambiare il proprio ERP. Non lo fa perché ha letto un white paper oggi. Lo fa perché qualcosa nel suo business è cambiato: una fusione aziendale, un picco di inefficienze nei flussi, un nuovo CFO più orientato ai dati. In quei momenti, il bisogno emerge con forza, e chi è in grado di intercettarlo — prima dei competitor — conquista un vantaggio enorme. Lo stesso vale per l’adozione dell’AI, tema sempre più caldo: il bisogno non nasce per emulazione, ma quando l’azienda si scontra con limiti operativi chiari. Esempio: il team sales ha bisogno di forecast più precisi, oppure il customer service di un e-commerce fatica a rispondere in tempo utile. Non serve più colpire un target “simile” a chi compra: serve colpire chi sta iniziando a cercare. Non ultimo il contesto legislativo: nuove norme o regolamenti possono obbligare le aziende a introdurre una nuova tecnologia (pensiamo alla fatturazione elettronica, al whistleblowing o all’accessibilità dei siti web, per fare qualche semplice esempio) e scatenare una domanda intensa e repentina. O per fare un esempio di questi giorni, chi sarà soggetto a oscillazioni dei dazi potrebbe voler adottare un software di forecast finanziario, o addirittura di gestione della supply chain, del tutto nuovo – e in fretta! Come riconoscere i momenti chiave, nel rispetto completo del GDPR Nel contesto europeo, identificare i segnali di intent significa lavorare in modo etico e trasparente su informazioni legali. Al posto di piattaforme che profilano senza consenso attivo, oggi possiamo ottenere informazioni preziose tramite strumenti GDPR compliant e basati sull’engagement volontario, oppure usando processi e attori verificati come quelli adottati dal team di Valuelead per i propri clienti. Un esempio classico è l’uso di form interattivi intelligenti, integrati in contenuti di valore: chi scarica una guida sull’efficienza ERP o partecipa a un webinar sull’AI per il CRM sta esprimendo un interesse reale e documentabile. In questo caso si tratta di dati dichiarativi, che offrono insight preziosi nel pieno rispetto della privacy. Utilizzando in parallelo una piattaforma di tracking dell’IP che produce nomi di aziende, strumento ancora sottoutilizzato dalle aziende italiane, si chiude il cerchio raccogliendo anche intenzioni per così dire passive (l’utente non deve fare alcuna azione specifica, ma è protetto dal GDPR). Anche la newsletter può diventare un prezioso strumento di rilevazione, soprattutto se collegata a contenuti ben targettizzati. Chi clicca su un approfondimento tecnico specifico sta lasciando una traccia chiara della sua fase decisionale. Se il consenso è stato raccolto correttamente al momento dell’iscrizione, questi dati possono essere utilizzati per attivare contenuti personalizzati, anche senza cookie o profilazione invasiva. Contenuti e campagne che parlano al momento giusto In uno scenario in cui i segnali vanno raccolti in modo trasparente, la qualità del contenuto torna al centro. Una guida che aiuta a valutare se il proprio ERP è un freno alla crescita, un case study concreto su come un’azienda ha automatizzato il proprio flusso commerciale con l’AI, o ancora una newsletter che propone strumenti pratici per calcolare l’ROI di una tecnologia: tutti questi elementi diventano strumenti per capire chi è davvero pronto. L’advertising specializzato – pensiamo a una campagna Linkedin diretta a chi da poco ha coperto una nuova posizione in quel settore specifico – se ben gestita e ottimizzata rafforzerà il messaggio e stimolerà chi ha un bisogno urgente di conoscere la vostra azienda. Anche le campagne ADV possono essere GDPR friendly ed efficaci. LinkedIn, per esempio, consente targeting basato su job title, settore e contenuti precedentemente visualizzati sulla piattaforma, il tutto con consenso implicito e gestito a livello della piattaforma stessa. In alternativa, le campagne possono essere attivate su segmenti costruiti a partire da interazioni documentate su sito e newsletter, senza necessità di profilazione avanzata. Insomma, anche se in Europa, a differenza per esempio degli Stat Uniti, la raccolta di segnali di “intenzione di acquisto” è più complessa e articolata, ciò non significa che sia impossibile, al contrario, può essere un’attività che vi distingue e fornisce un vantaggio competitivo sui concorrenti. Un buon team di supporto che incroci contenuti, advertising e sistemi software come il nostro tracker, unita alla conoscenza del settore e della sua stagionalità che ogni azienda ha, formano un potente strumento di attivazione. Perché non provare? Conclusioni Nel marketing B2B moderno, la vera rivoluzione non è nel cambiare target, ma nel cambiare tempo. Non basta sapere chi è il tuo cliente: devi capire quando lo diventa. E in Europa, farlo nel rispetto delle regole significa tornare a valorizzare i segnali espliciti, la qualità dei contenuti e la trasparenza delle relazioni. In questo nuovo equilibrio tra strategia e rispetto, chi riesce a parlare nel momento giusto conquista la fiducia — e spesso anche la firma sul contratto. Se siete un’azienda B2B alla ricerca di un partner che vi aiuti a concentrarvi su strategie di marketing digitale efficaci, vi invitiamo a contattare il team di Valuelead per saperne di più.

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Il rischio del “Curse of Knowledge” nel mercato B2B

Il rischio del “Curse of Knowledge” nel mercato B2B

Nel marketing B2B le aziende puntano a posizionarsi come leader dimostrando competenza ed esperienza. Tuttavia, il Curse of Knowledge può compromettere l’efficacia della comunicazione. Questo fenomeno si verifica quando chi parla presume che l’interlocutore abbia la stessa familiarità con un argomento, rendendo il messaggio complesso, tecnico e distante anziché chiaro e persuasivo. Come incide nel mercato B2B? In questo articolo analizziamo il suo impatto e le strategie per evitarlo, garantendo una comunicazione accessibile senza perdere autorevolezza. Indice: Cosa significa “Curse of Knowledge” e perché è un problema nel B2B? Come superare il Curse of Knowledge nella comunicazione B2B Conclusioni Cosa significa “Curse of Knowledge” e perché è un problema nel B2B? Il termine “curse of knowledge” è stato introdotto negli studi di psicologia cognitiva per descrivere la difficoltà, da parte degli esperti, di mettersi nei panni di chi non possiede le stesse conoscenze. Una volta acquisita una competenza, diventa difficile ricordare come fosse il processo di apprendimento prima di averla. Nel marketing B2B questo si traduce in: Creare contenuti tecnici che risultano poco accessibili ai non specialisti. Produrre presentazioni aziendali dense di acronimi e termini complessi più focalizzate sulle funzionalità anziché sui benefici concreti. Inserire call to action che non comunicano immediatamente il valore offerto. Un errore comune è pensare che mostrare competenza renda automaticamente più credibili e persuasivi. Tuttavia, se il messaggio non è chiaro, il valore del prodotto o servizio potrebbe non emergere pienamente. Come superare il Curse of Knowledge nella comunicazione B2B Per evitare di allontanare il pubblico con una comunicazione troppo tecnica, ecco alcune strategie pratiche: 1) Parlare di benefici e non solo di caratteristiche Un errore frequente nel marketing B2B è concentrarsi sulle specifiche tecniche senza evidenziare i vantaggi concreti per il cliente. È preferibile evitare formulazioni come “Brand Booster è una piattaforma  di Employee Brand Advocacy progettata da Bewe che utilizza AI, gamification e analytics predittivi per ottimizzare la condivisione dei contenuti, aumentare l’engagement e misurare l’impatto con KPI avanzati” e invece optare per un messaggio più orientato ai benefici, come “Con Brand Booster pubblichi contenuti con un solo click, aumentando l’autorevolezza del tuo brand e raggiungendo un pubblico più ampio”. Questo esempio dimostra che dare priorità all’impatto sul business del cliente, anziché concentrarsi esclusivamente sulla tecnologia, rende il messaggio più semplice e comprensibile. 2) Usare metafore e analogie per rendere chiari i concetti complessi Il modo migliore per rendere comprensibile un concetto tecnico è associarlo a immagini familiari attraverso analogie.  Ad esempio, anziché spiegare nel dettaglio il funzionamento di un software di gestione dati basato su cloud, si può descriverlo come una “cassaforte digitale sempre accessibile, che protegge e organizza le informazioni aziendali senza il rischio di smarrimenti o duplicazioni”.  Questo approccio facilita la comprensione anche per un pubblico non tecnico, rendendo il messaggio più efficace. Quando si comunica un concetto complesso, trovare un paragone con situazioni quotidiane aiuta a trasmettere l’obiettivo della comunicazione e rendere il concetto più comprensibile. 3) Adattare il linguaggio all’interlocutore Non tutti gli stakeholder possiedono lo stesso livello di conoscenza, quindi è fondamentale adattare la comunicazione in base al pubblico di riferimento.  I contenuti destinati ai tecnici devono essere approfonditi e dettagliati, mentre per i decisori aziendali è più efficace un approccio orientato ai risultati, attraverso case study e report analitici. Personalizzare il linguaggio e il formato dei contenuti in base al grado di familiarità del destinatario con il tema consente di trasmettere il valore in modo persuasivo. 4) Rileggere i contenuti con uno sguardo da “esterno” Chi scrive un contenuto tecnico spesso non si rende conto della sua complessità. Un metodo efficace per valutarne la chiarezza è sottoporlo a una persona esterna al settore e verificare se il messaggio risulta comprensibile.  Per affinare ulteriormente il testo, è utile seguire una checklist che aiuti a valutare alcuni aspetti:  “Il valore è immediatamente chiaro?” “Il linguaggio è accessibile anche a chi non ha competenze specifiche?” “Ci sono termini tecnici che possono essere semplificati senza perdere precisione?” “Questa analisi consente di rendere la comunicazione più efficace e fruibile per un pubblico più ampio?” 5) Equilibrare competenza e semplicità per costruire autorevolezza Semplificare la comunicazione non compromette la credibilità, anzi, rafforza l’autorevolezza del brand. Le aziende che riescono a rendere accessibili concetti complessi vengono percepite come più affidabili e competenti.  Ad esempio, brand come Apple e HubSpot, hanno costruito la loro leadership grazie a una comunicazione chiara, efficace e orientata ai benefici senza rinunciare alla solidità tecnica. Conclusioni Se siete un’azienda B2B alla ricerca di un partner che vi aiuti a concentrarvi su strategie di marketing digitale efficaci, vi invitiamo a contattare il team di Valuelead per saperne di più.

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Esiste la customer experience B2B?

Esiste la customer experience B2B?

Esiste la customer experience (o CX) nel B2B? Assolutamente sì, e serve per aumentare le probabilità di chiusura di un contratto. Un’esperienza cliente ben strutturata non solo favorisce la chiusura, ma può anche trasformare i clienti in ambasciatori del brand o del prodotto o servizio. In questo articolo, esploriamo strategie avanzate per migliorare la CX nel B2B. Indice: Perché le PMI non devono trascurare la customer experience nel B2B  B2B customer experience Digitale: l’importanza di un’esperienza fluida e omnicanale Vantaggi di avere una CX nel B2B Conclusioni Perché le PMI non devono trascurare la customer experience nel B2B Le PMI possono offrire un’esperienza cliente paragonabile a quella dei grandi brand dell’e-commerce: oggi, grazie all’AI anche le piccole e medie imprese possono creare esperienze su misura, migliorando la CX senza pesare troppo sul budget. Per le PMI serve garantire la raggiungibilità attraverso diversi canali, offrendo ai clienti risposte precise e tempestive. È importante poi avere un sito web ben strutturato, veloce e facile da navigare, per consentire agli utenti di trovare immediatamente ciò che cercano e comunicare un’immagine professionale, di qualità. Infine, ascoltare con attenzione le esigenze specifiche dei clienti, fornendo risposte mirate e autentiche, consente alle PMI di creare legami più solidi e aumentare la fedeltà dei clienti nel tempo. B2B customer experience Digitale: l’importanza di un’esperienza fluida e omnicanale Oggi i potenziali buyer si aspettano di interagire con i brand attraverso molteplici canali, digitali e fisici, scegliendo il più comodo per le loro specificità. Secondo uno studio di Gartner (Gartner Keynote: B2B Sales Must Focus on Seller-Assisted Digital Experiences), il 43% dei clienti B2B preferirebbe non dover interagire direttamente con un rappresentante commerciale durante il processo d’acquisto. Questo dato mette in luce un cambiamento significativo nelle abitudini d’acquisto, indicando una preferenza crescente verso approcci autonomi e digitalizzati. Le aziende B2B di successo rispondono a queste nuove esigenze offrendo esperienze digital-first, eliminando ostacoli e creando percorsi d’acquisto lineari e intuitivi. Investire in una strategia omnicanale ben integrata consente di soddisfare le aspettative dei clienti, migliorare l’engagement e massimizzare le opportunità di crescita del business. Vantaggi di avere una CX nel B2B Le PMI che investono strategicamente nella customer experience riescono a colmare eventuali lacune, ottenendo significativi vantaggi competitivi: Riduzione del churn: una buona customer experience evita frizioni, riducendo il rischio che i clienti abbandonino. Maggiore customer satisfaction: quando l’esperienza cliente è positiva e risponde alle aspettative, aumenta la probabilità che i clienti continuino la collaborazione nel tempo. Aumento della retention: mantenere un cliente B2B soddisfatto è economicamente più vantaggioso rispetto all’acquisizione di nuovi clienti, con un impatto diretto sulla redditività. Miglioramento della reputazione del brand: un’esperienza cliente coerente e ben curata rafforza l’immagine aziendale, generando fiducia e autorevolezza. Crescita del business: un cliente soddisfatto si trasforma facilmente in un promotore naturale del brand, generando opportunità di business aggiuntive grazie al passaparola positivo. Garantire che i prospect ricevano le informazioni corrette nel momento più opportuno e che i clienti ricevano supporto è importante per differenziarsi e favorire la crescita. Conclusioni Migliorare la customer experience nel settore B2B richiede un approccio strategico e integrato, focalizzato sulla comprensione profonda delle esigenze dei clienti, sulla personalizzazione delle interazioni e sull’adozione di tecnologie avanzate. Implementando queste strategie, le aziende possono costruire relazioni più solide e durature, distinguendosi in un mercato competitivo.Se siete un’azienda B2B alla ricerca di un partner che vi aiuti a concentrarvi su strategie di marketing digitale efficaci, vi invitiamo a contattare il team di Valuelead per saperne di più. Se siete un’azienda B2B alla ricerca di un partner che vi aiuti a concentrarvi su strategie di marketing digitale efficaci, vi invitiamo a contattare il team di Valuelead per saperne di più.

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La next gen delle Buyer Persona B2B: come conquistarla?

La next gen delle Buyer Persona B2B: come conquistarla?

Ti sei mai chiesto se le tue strategie di marketing B2B sono realmente allineate alle aspettative delle buyer persona di oggi e domani? La nuova generazione di decisori, cresciuta nell’era digitale, ha maturato aspettative molto alte in termini di esperienza, contenuti e coinvolgimento. In questo articolo ti suggeriamo indicazioni pratiche per adattare le tue strategie di digital marketing B2B a queste nuove esigenze, migliorando così l’efficacia delle tue campagne e aumentando la fidelizzazione dei clienti. Indice: Coinvolgi i tuoi clienti in ogni fase del percorso d’acquisto Sfrutta al massimo i tuoi dati: volume e valore Perché è importante saper utilizzare Google Trends nel B2B Punta sul video per restare nella mente dei clienti Conclusioni Coinvolgi i tuoi clienti in ogni fase del percorso d’acquisto Secondo una ricerca condotta da Bain & Company e Google, il 92% degli acquirenti B2B ha già una lista di fornitori preferiti prima ancora di iniziare il processo d’acquisto, sottolineando così l’importanza di costruire sin da subito consapevolezza e fiducia nel tuo brand. Ecco perché oggi il percorso d’acquisto nel B2B è più complesso che mai: coinvolge numerosi decisori (in media 17 persone per ogni decisione importante, nelle aziende più grandi) ed è caratterizzato da interazioni multiple su diversi canali. È fondamentale che tu sappia intercettare e coinvolgere ciascuno di questi stakeholder. Non limitarti alle classiche piattaforme professionali, ma sfrutta canali alternativi e crea contenuti che possano raggiungere gli utenti in vari momenti della loro giornata, anche quelli meno convenzionali. Cura ogni touchpoint come una parte essenziale del percorso, offrendo contenuti personalizzati che parlino direttamente ai bisogni specifici del decisore. Leggi il nostro articolo con i consigli per integrare marketing online e offline per il B2B Sfrutta al massimo i tuoi dati: volume e valore Le aziende B2B raccolgono spesso grandi quantità di dati attraverso interazioni online, CRM e vendite offline. La chiave è saper utilizzare questi dati in modo efficace. Un esempio concreto arriva dall’azienda MVF, specializzata in lead generation: analizzando oltre un milione di lead, MVF ha creato un sistema di scoring delle opportunità di vendita basato su interazioni online e risultati offline. Questa strategia ha permesso di individuare rapidamente i clienti più promettenti, migliorando la qualità dei lead del 45% e aumentando del 37% il ritorno sugli investimenti pubblicitari. Anche la tua azienda può adottare strategie simili, combinando l’analisi dei dati con soluzioni di intelligenza artificiale per ottimizzare le campagne pubblicitarie. In Valuelead abbiamo già in azione vari programmi in questo senso con risultati apprezzabili. Leggi anche: Personalizzazione nel B2B: automazione e AI per parlare davvero con ogni cliente Perché è importante saper utilizzare Google Trends nel B2B Comprendere le tendenze di ricerca del proprio settore è fondamentale per anticipare le esigenze dei clienti e adattare le strategie aziendali. Google Trends offre dati preziosi sulle variazioni dell’interesse degli utenti nel tempo, permettendo alle aziende di identificare opportunità emergenti e di pianificare campagne mirate. Ad esempio, monitorando l’aumento delle ricerche relative a una specifica tecnologia o soluzione, un’azienda può decidere di sviluppare nuovi prodotti o servizi in linea con la domanda del mercato.​ Questo strumento è particolarmente utile per diverse figure professionali nel settore B2B:​ Responsabili marketing: possono analizzare le tendenze per sviluppare campagne pubblicitarie più efficaci e pertinenti.​ Analisti di mercato: hanno la possibilità di monitorare l’evoluzione degli interessi nel settore, fornendo insights strategici per l’azienda.​ Sviluppatori di prodotto: possono identificare le esigenze emergenti dei clienti e orientare lo sviluppo di nuove soluzioni.​ Il sapiente utilizzo di Google Trends nel B2B consente alle aziende di aumentare la competitività, adattandosi rapidamente alle mutevoli dinamiche del mercato e rispondendo in modo proattivo alle esigenze dei clienti. Punta sul video per restare nella mente dei clienti Infine, citiamo il video marketing che non è più una scelta opzionale quando si parla di B2B: oggi il 65% dei buyer dichiara di essere stato influenzato da video su YouTube prima di una decisione d’acquisto. Puoi usare il video per raccontare storie autentiche, dimostrare prodotti, o condividere testimonianze di clienti soddisfatti. Questo formato, altamente coinvolgente e versatile, permette di veicolare messaggi complessi in modo chiaro e diretto. Collaborare con influencer o esperti del settore può ulteriormente amplificare il tuo messaggio, raggiungendo audience più ampie e aumentando la fiducia nel tuo brand. Ma non perdiamo mai di vista la distribuzione accurata e misurata e il tracciamento con strumenti come il nostro YourWOO: bene il contenuto che coinvolge, ma deve coinvolgere le persone giuste a un costo adeguato e sostenibile. Conclusioni Le aziende hanno bisogno di adattarsi al cambiamento costante in atto nel marketing B2B. Con la nuova generazione di Buyer Persona, adottando una comunicazione più autentica, sfruttando dati e intelligenza artificiale, e integrando contenuti video efficaci nelle tue strategie, puoi creare un percorso di acquisto coinvolgente e memorabile. Le aziende che comprenderanno e applicheranno rapidamente queste nuove modalità saranno in grado di conquistare e fidelizzare i loro potenziali clienti, guadagnando un vantaggio competitivo determinante. Se siete un’azienda B2B alla ricerca di un partner che vi aiuti a concentrarvi su strategie di marketing digitale efficaci, vi invitiamo a contattare il team di Valuelead per saperne di più.

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I segreti della deliverability nel 2025

I segreti della deliverability nel 2025

Inviare email a freddo è ancora uno dei metodi più efficaci per contattare lead nel B2B, ma se non segui le giuste pratiche rischi che il tuo messaggio finisca direttamente nello spam. Il successo di una campagna di cold email non dipende solo dal contenuto del messaggio, ma anche da una serie di fattori tecnici e strategici. In questo articolo, ispirato alla ricerca di Reply.io “2024 Cold Email Deliverability”, vedremo le migliori pratiche per massimizzare la deliverability e ottenere risposte rilevanti dai tuoi prospect. Indice: Warm-up del dominio e della casella SPF, DKIM e DMARC Volume di invio e frequenza Contenuto e struttura del messaggio Qualità dei contatti e bounce rate Conclusioni Warm-up del dominio e della casella Per cominciare, è essenziale dedicare un minimo di tempo a “invecchiare” il proprio dominio, soprattutto se registrato da poco, e a scaldare le caselle di posta. Nei primi 14-30 giorni dalla creazione di un dominio, conviene evitare invii massicci. Statisticamente, chi invia più di 200 email al giorno già nella prima settimana rischia abbassare notevolmente le probabilità di arrivare in inbox, portando a tassi di apertura inferiori al 20%. Se invece mantieni un ritmo graduale, per esempio 10-20 email al giorno nella seconda settimana e 50-70 al giorno intorno alla terza, puoi ottenere open rate stabili attorno al 30–40%. Per Gmail e Outlook, è consigliabile scrivere manualmente una ventina di email a colleghi o contatti fidati nelle prime due settimane, raccogliendo risposte reali che migliorano la reputazione presso il provider. È “giusto e qualificato” il traffico di aziende a cui stai per mandare le tue cold email? Scopri cos’è e come ottenerlo! SPF, DKIM e DMARC I record SPF, DKIM e DMARC servono a certificare l’origine delle tue email. In base ai dati analizzati su migliaia di email, l’assenza di un setup completo di autenticazione può ridurre i tassi di apertura del 15-20% e aumentare il rischio di essere segnalati come spam. Se configurati correttamente, migliorano la fiducia di Google, Microsoft e altri provider. Importante inserire foto e numero di telefono nella casella (soprattutto in Google Workspace), poiché aumenta la percentuale di deliverability di qualche punto percentuale. Volume di invio e frequenza Secondo analisi interne su migliaia di messaggi, inviare quotidianamente fra 20 e 100 email per casella garantisce buoni open rate (35-50%) e abbassa la probabilità di superare lo 0,3% di spam report tollerato da Google. Superare 150-200 email al giorno può ancora funzionare, ma solo se il dominio è “invecchiato” (meglio se oltre 3 mesi dalla creazione) e la lista è pulita. Inoltre, intervallare le email di 180-300 secondi l’una dall’altra aiuta a sembrare più “umani”: con un ritardo medio di 3 minuti, in 8 ore di lavoro mandi 160 email totali, restando entro soglie sicure. Nell’impostare le sequenze, distanziare di 4-6 giorni il secondo invio ai contatti che non rispondono e attendere 10-14 giorni prima della terza comunicazione. Sequenze troppo aggressive (es. 5 email in 5 giorni) alzano il rischio di segnalazioni negative. Contenuto e struttura del messaggio Un singolo termine considerato spam (come “sconto” o “offerta imperdibile”) può portare a un calo di apertura dal 70% al 30% in pochi giorni. Conviene preferire formule neutre, testo semplice e, se vuoi tracciamenti, usare un link brandizzato associato al tuo dominio. Le email puramente in plain text (senza immagini o tracciamenti invasivi) possono aumentare i tassi di risposta fino al 100% rispetto a quelle con tracking su ogni clic e apertura. Anche la personalizzazione massiccia (variando frasi e parole chiave) riduce la ripetitività del template e rende più difficile ai filtri antispam catalogare il tuo invio come “bulk”. A proposito di personalizzazione nel B2B, sapevi che oggi con AI e automazioni è più semplice farlo? Leggi il nostro articolo! Qualità dei contatti e bounce rate Un elenco di contatti obsoleto innalza il bounce rate oltre il 5%, soglia critica oltre la quale i provider considerano il mittente poco affidabile. Prima di spedire, verificare le email (validazione) può abbassare il tasso di rimbalzo al 2-3%. Gli indirizzi generici (info@, sales@) e soprattutto gli indirizzi personali (@gmail.com, @hotmail.com) spesso portano a segnalazioni di spam o a email ignorate. Se la tua campagna supera il 5% di bounce rate, è necessario ripulire la lista, rimuovendo gli invalidi e i catch-all troppo rischiosi. Leggi come passare dalla cold mail alla vendita secondo Valuelead, leggi l’articolo!  Conclusioni Seguendo questi accorgimenti, puoi stabilizzare le tue campagne di cold email B2B intorno a open rate del 30-40% e reply rate oltre il 3-5%, senza incorrere in blocchi o segnalazioni sistematiche. I passi chiave consistono nel dedicare almeno 2-4 settimane al warm-up del dominio e della casella, nell’autenticare correttamente SPF/DKIM/DMARC, nel mantenere un volume di invio progressivo entro 100 email al giorno e nel curare con attenzione la qualità del testo. Così facendo, ti assicurerai una strategia sostenibile nel tempo, senza picchi di spam e con un flusso continuo di lead interessati. Se siete un’azienda B2B alla ricerca di un partner che vi aiuti a concentrarvi su strategie di marketing digitale efficaci, vi invitiamo a contattare il team di Valuelead per saperne di più.

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